Voi che ne dite?

Appena uscita da scuola una ventata d’aria gelida mi investì. Dovetti premermi la sciarpa contro il collo per tenermi un po’ al caldo. Ho appena concluso il mio primo giorno di terza liceo e sono già sfinita!. Mi sorreggo appena. Qualcuno mi abbracciò di scatto da dietro. Non riuscì a capire bene chi fosse, ma penso Sara. Presa alla sprovvista, di poco non caddi in strada. Di poco, infatti un ragazzo cercò di prendermi al volo ma non riuscì ad afferrarmi, mi prese quindi le braccia e mi fece cadere sopra di lui, in modo che potesse farmi da cuscino, ammetto che sono spaventata: CHI è QUESTO QUI!? Non riuscì a vederlo ancora in faccia.
- …G-Grazie – dissi un po’ imbarazzata. Non dovrei nemmeno girarmi per capire che tutti ci guardano. – mi hai salvata- continuai un po’ ridendo.
Mi davano un po’ fastidio quegli sguardi. Così mi alzai aiutata da quel ragazzo. -Non c’è di che- rispose lui sorridendo. Anche se notai una piccola ferita sul braccio. Rimasi un po’ incantata dalla sua bellezza. Occhi verdi, capelli castani chiaro e un sorriso perfetto
. – Laylaaa!!! – si sentì non molto lontano- Ti sei fatta male?!?! -.
Sara gridava, eppure non ce n’era bisogno, l’avrebbero sentita troppe persone comunque.
-Bene, allora io vado- disse il ragazzo. Quanto avrei voluto fermarlo, ma qualcosa me lo impediva. Qualcosa chiamata Sara.
– Carino il ragazzo, eh? Come si chiama?- chiese.
All’inizio arrossì un po’, ma quando mi venne chiesto il nome del ragazzo ci rimasi di sasso: non glielo avevo chiesto. Mi girai verso di lui.
–emmh… – mi schiarii la voce- penso … di essermi dimenticata di chiederglielo-.
risposi continuando a guardarlo mentre si allontanava. Poi guardai Sara, sembrava fosse successa una catastrofe.
Cercai, quasi per scusarmi, di sorridere.

Chapter 3: now I know who you are!
TOLTO PER REVISIONE... SCUSATE

Chapter 3: now I know who you are!
Mi dileguai più velocemente possibile, ma qualcuno dopo un po’ che camminavo mi prese il polso. Rimasi immobile. –Layla, giusto?- chiese e nello stesso momento capì chi era. Mi limitai ad annuire ma…ma… subito dopo mi girai. Vidi quel ragazzo con un sorriso stampato in faccia. –Non mi sono presentato prima, io sono Nate– sorrise. Ma dove trova tutta quella felicità?
-Grazie ancora … per prima- accennai un inchino, ma risultava difficile siccome mi teneva ancora il polso. Se ne accorse e mi lasciò subito arrossendo appena. –scusami- -Non ti preoccupare- dissi arrossendo a mia volta. Rimanemmo senza parlare per un po’, poi lui, guardando il cielo, quasi fosse ispirato da esso, parlò . –Il tuo nome … è … così particolare … significa qualcosa? – mi guardò negli occhi ed io risposi.
- "bella come la notte" ma significa anche "desiderio".- Nate, dipinse sul suo volto un riso, bellissimo . –Ti si addice come nome, sai? Se non altro il significato.- Sorrise di nuovo, i suoi occhi sembravano dipingersi di un verde smeraldo più lucente. Scompigliò i miei capelli biondi con le sue dita . –Grazie – Sorrisi. Vidi qualcuno uscire dalla pasticceria. Sara?. No. La ragazza di prima!
-scusami, ora devo proprio andare!- dissi in fretta.
-Cosa? No. Aspetta- mi fermò prendendomi il braccio. –Scusa- continuò – se devi andare vai- Mi lasciò. Si vedeva che era dispiaciuto. Mi odierò per sempre per quello che sto per fare. Lo presi per mano e cominciai a correre portandomi Nate dietro. Lui si voltò riconoscendo la ragazza.

Chapter 4: honey
Lui si voltò riconoscendo la ragazza e appena svoltato l’angolo mi attirò a sé. Mi fece adagiare dolcemente contro il muro . – Stai fuggendo da Ambra?- chiese portandosi davanti a me, allungando le braccia e appoggiando le mani al muro. Lo guardai con aria interrogativa. –forse non sai chi è- ridacchiò – la ragazza di prima alla pasticceria-. Si avvicinò, tanto che forse notò nei miei occhi azzurri le screziature verdi che si vedono quando c’è luce. –Si, stai scappando da me?- una voce femminile. E poi eccola sbucare da dietro l’angolo seguita da un ragazzo. Rise sonoramente - ti ho presa con le mani nel sacco-. Si avvicinò e diede una spinta a Nate, subito dopo schioccò le dita. Il ragazzo che la seguiva gli prese le braccia e gliele portò dietro la schiena immobilizzandolo ad una velocità incredibile. Cercai di urlare. – Na… !? -ma subito Ambra mi mise una mano sulla bocca e non riuscì a parlare. – Allora… non hai nulla da dire in tua discolpa? – rise di nuovo con quel fare che mi innervosiva. Siccome non risposi mi prese dal giubbino e mi fece sbattere contro il muro. Aveva una forza incredibile per essere una ragazza.
-Allora, non parli?- e di nuovo quel riso fastidioso. Guardai Nate – Lasciala!- gridò mentre cercava di liberarsi dalla morsa del ragazzo. Ambra guardò Nate e poi di nuovo me. –Che scena patetica!- commentò. Cercai di liberarmi, ma la sua presa si fece più forte. Mi sbatte di nuovo contro il muro, stavolta con più impeto. Non riuscì più a trattenermi, gridai, il dolore aumentò e svenni. Sentì solo due frasi, prima di addormentarmi: “Ambra, lasciala!!! Non vedi che le stai facendo male?” , “Ah,sì? Salvala tu allora”. Aprì piano gli occhi sbattendoli più volte per mettere a fuoco le immagini. Dove sono? Sentì la porta aprirsi appena. Urlai. –No, zitta, sono io Nate !- disse correndomi incontro. Saltò sul letto dove ero adagiata, chiudendomi la bocca con la mano. Rise. La sua risata era contagiosa. Mi misi a ridere anche io.
–Dove siamo? – chiesi. – In camera mia – rispose –Ti vado a prendere qualcosa- sorrise scendendo dal letto e poi dalla stanza. Mi misi a sedere e guardai la stanza. Ai piedi del letto si trovava il mio zaino, presi il cellulare e scrissi a Sara che non sarei stata presente all’appuntamento. Rimisi a posto il telefono e mi alzai dal letto. Mi avvicinai alla finestra e guardai fuori. La porta si aprì.
– Eccomi-. Entrò con un vassoio pieno di leccornie. Spostò alcuni libri dalla scrivania e vi posò il vassoio. Mi fece segno di sedermi su di una sedia vicino alla sua. – Immagino che tu voglia sapere cos’è successo dopo che sei svenuta- annuì mentre mangiavo un biscotto – Beh… dopo che sei svenuta, sono riuscito a far ragionare Ambra, che se ne andò. Non sapendo cosa fare ti ho portato a casa mia. Ho notato che perdevi sangue da qui- mi spostò una ciocca di capelli biondi facendomi notare una cicatrice sopra l’orecchio, il suo tocco era così lieve. -Ti fa male?- chiese, scossi la testa. Rise per qualche ignoto motivo – hai perso la lingua?-. In effetti non avevo quasi mai parlato. Mi accarezzò dolcemente. –Però ora mi spieghi perché scappavi da Ambra- continuò serio. Raccontai per filo e per segno ciò che successe in pasticceria. –Non ti preoccupare, finché sarò con te non ti succederà nulla- disse dolcemente e sorrise. Sorrisi a mia volta. Con la coda dell’occhio vidi il mio orologio, mi alzai velocemente in piedi.
–che ore!! Scusami ma devo scappare- dissi -Ti accompagno! Non è sicuro il quartiere dove abito- -Okay- risposi. Uscimmo di casa. Nate mi accompagnò fino a casa. Chiacchierammo del più e del meno per tutto il tragitto. Arrivati al capolinea lo salutai e appena in casa mi diressi in camera mia, per fortuna i miei genitori non erano rientrati e non si sarebbero accorti del ritardo.