Censura Internet

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momiko
icon13  view post Posted on 30/6/2011, 12:21




CITAZIONE
Censura su Internet, ci siamo di Alessandro Longo
Se passa la norma che sta preparando la maggioranza di centrodestra all'Agcom, sarà possibile in Italia l'oscuramento di centinaia di siti, compreso Wikileaks. «Una cosa inaudita nei Paesi democratici», come denuncia un Libro bianco di cui 'l'Espresso' anticipa qui i contenuti(13 giugno 2011)Un guanto di sfida gettato ad Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) sui temi bollenti della pirateria e della tutela del diritto d'autore.

Ha questo sapore l'idea di un gruppo di associazioni di presentare il 14 giugno alla Camera dei deputati il "Libro Bianco su copyright e tutela dei diritti fondamentali sulla rete internet". Dove si accusa l'Autorità di stare scrivendo una delibera anticostituzionale, contro i diritti degli utenti e dei cittadini, pur di difendere gli interessi dei detentori di copyright. E si presentano studi per affermare la non pericolosità della pirateria.

E' una sfida anche perché il 14 giugno e la Camera dei deputati sono lo stesso giorno e luogo in cui Agcom presenterà la consueta relazione annuale sulle proprie attività. E non è finita: alla presentazione del Libro Bianco ci sarà anche Nicola D'Angelo, consigliere Agcom che è stato rimosso dal ruolo di relatore di quella delibera (ergo non potrà più metterci le mani).

D'Angelo era stato il solo consigliere a criticarla.

I promotori del Libro Bianco sono le associazioni Adiconsum, Agorà Digitale, Altroconsumo, Assonet-Confesercenti, Assoprovider-Confcommercio, Studio Legale Sarzana (Fulvio Sarzana è "l'ideologo" dell'iniziativa in quanto avvocato esperto di questi temi). Alla presentazione del Libro ci saranno anche Vincenzo Vita (Pd), vicepresidente della commissioni beni culturali del Parlamento) e Marco Beltrandi (Radicali).

'L'Espresso' può anticipare i contenuti fondamentali del Libro. Per prima cosa si dice che la delibera Agcom, adesso in bozza ma prossima a diventare definitiva, è una cosa inaudita nei Paesi democratici.

Il motivo è che darebbe all'Autorità il potere di sequestrare (cioè di impedirvi l'accesso agli utenti italiani) siti interamente adibiti alla violazione del copyright o i cui server sono posti all'estero. Il tutto senza bisogno di un regolare processo, quindi saltando l'autorità giudiziaria. «Possono bloccare l'accesso a siti stranieri, come Wikileaks, se qualcuno li accusa di avere anche solo qualche file che viola il diritto d'autore», dice Sarzana.

Il quale punta il dito anche sull'espressione "Interamente adibiti alla violazione del copyright". «Non c'è una definizione chiara e tassativa di che cosa significhi. E' come se un'Autorità avesse il potere di decidere di volta in volta se un soggetto è completamente dedito al furto oppure solo in parte. Questo non può farlo nemmeno un giudice, figuriamoci un'autorità amministrativa», continua. « Il rischio insomma è che si inibiscano siti che hanno solo pochi file illeciti e tutto il resto lecito senza poter in alcun modo stabilire regole certe e chiare sulla punibilità della fattispecie e sui soggetti destinatari della sanzione».

Il Libro cita inoltre studi, «mai divulgati in Italia», secondo cui la pirateria in realtà non danneggia l'industria. Secondo uno studio di O'Leary, Brian (Impact of P2P and Free Distribution on Book Sales, O'Really Media) i libri condivisi nei network peer to peer in coincidenza alla distribuzione nelle librerie (o in leggero anticipo), beneficiano, rispetto ai libri non condivisi, di un incremento medio di vendite del 19,1 per cento nel periodo iniziale di promozione e di un incremento medio del 6,5 per cento nelle quattro settimane successive.

Nel 2009 il governo olandese ha commissionato uno studio secondo cui gli utenti peer to peer tra i 15 e i 24 anni di vari Paesi mondiali spendono quanto il resto della popolazione. Mentre le persone con più di 24 anni spendono addirittura di più di coloro che non condividono, per circa 100 milioni di euro all'anno. Il Libro cita anche uno studio precedente curato dalla Fondazione Einaudi ("I comportamenti di consumo di contenuti digitali in Italia. Il caso file sharing"), che giungeva alle stesse conclusioni.

Cosa prevede la delibera. Secondo la delibera AGCOM, se il titolare dei diritti di un contenuto audiovisivo dovesse riscontrare una violazione di copyright su un qualunque sito (senza distinzione tra portali, banche dati, siti privati, blog, a scopo di lucro o meno) può chiederne la rimozione al gestore. Che, «se la richiesta apparisse fondata», avrebbe 48 ore di tempo dalla ricezione per adempiere. CINQUE GIORNI PER IL CONTRADDITTORIO. Se ciò non dovesse avvenire, il richiedente potrebbe, secondo la delibera ancora in bozza, rivolgersi all'Authority che «effettuerebbe una breve verifica in contraddittorio con le parti da concludere entro cinque giorni», comunicandone l'avvio al gestore del sito o del servizio di hosting. E in caso di esito negativo, l'Agcom potrebbe disporre la rimozione dei contenuti. Per i siti esteri, «in casi estremi e previo contraddittorio», è prevista «l’inibizione del nome del sito web», prosegue l'allegato B della delibera, «ovvero dell’indirizzo Ip, analogamente a quanto già avviene per i casi di offerta, attraverso la rete telematica, di giochi, lotterie, scommesse o concorsi in assenza di autorizzazione, o ancora per i casi di pedopornografia».

Per partecipare alla petizione

www.avaaz.org/it/it_internet_bavaglio/?fpla

Per informazioni giuridiche :

www.fulviosarzana.it/
 
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